Welfare aziendale differenziato: regole, funzionamento e vantaggi

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Una delle domande più frequenti che riceviamo dai nostri clienti riguarda la possibilità di riconoscere importi differenziati di welfare aziendale ai propri dipendenti. Una questione delicata, la quale richiede particolare attenzione, in quanto il rischio di incorrere in contenziosi è davvero alto.

Pur essendo affermativa, la risposta richiede un’attenta pianificazione e l’applicazione di criteri oggettivi nella differenziazione degli importi, così da evitare qualsiasi impressione di arbitrarietà o favoritismo.

In questo articolo vedremo come strutturare un piano di welfare con importi differenziati, quali criteri utilizzare per la differenziazione e come evitare le insidie fiscali e legali di questo approccio.

Sommario

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Come strutturare un piano welfare differenziato

La progettazione di un piano welfare che preveda importi differenziati deve partire da un presupposto fondamentale: l’obiettivo primario deve essere quello di gratificare economicamente i lavoratori per il raggiungimento di obiettivi aziendali collettivi, e non per premiare performance individuali. Questa distinzione è cruciale per mantenere il piano entro i confini della normativa fiscale favorevole.

Per strutturare un piano di welfare aziendale abbiamo sostanzialmente due possibilità: da un lato, possiamo optare per i classici premi di produttività in denaro, che richiedono un accordo aziendale con il coinvolgimento dei sindacati; dall’altro, possiamo costruire un regolamento aziendale autonomo che consenta ai dipendenti di usufruire di beni e servizi, con significativi vantaggi in termini di abbattimento del costo del lavoro.

Questa seconda opzione rappresenta il cuore del welfare aziendale e permette di sostituire le erogazioni in denaro con benefit che godono di vantaggi fiscali sia per l’azienda che per i lavoratori.
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Criteri oggettivi per differenziare gli importi

La differenziazione degli importi di welfare deve basarsi su criteri oggettivi e non discriminatori. È importante comprendere che non sarà mai possibile riconoscere importi completamente personalizzati per ciascun lavoratore con il solo fine di premiare l’uno rispetto all’altro. Un approccio del genere esporrebbe l’azienda a seri rischi di contenzioso e alla perdita dei benefici fiscali.

Ciò che invece è perfettamente legittimo è differenziare gli importi sulla base di:

  • livello contrattuale del dipendente
  • anzianità aziendale
  • tipologia di orario di lavoro (full-time vs part-time)
  • sede di lavoro
  • retribuzione annua lorda

Questi elementi costituiscono criteri oggettivi che possono essere utilizzati per parametrare gli importi di welfare aziendale in modo proporzionale e non discriminatorio. La chiave è che la differenziazione non deve apparire come arbitraria o finalizzata a favorire specifici dipendenti.

L’applicazione di questi criteri consente di mantenere l’equità del piano, pur riconoscendo le differenti posizioni dei lavoratori all’interno dell’organizzazione aziendale.
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Categorie omogenee e proporzionalità

Per implementare correttamente un piano di welfare con importi differenziati, è fondamentale definire con precisione le categorie omogenee di lavoratori. Queste categorie raggruppano dipendenti che condividono caratteristiche contrattuali simili, come il livello d’inquadramento, la mansione, l’orario di lavoro o altre condizioni oggettive.

Una volta identificate queste categorie, il regolamento di welfare può riconoscere somme spendibili in beni e servizi proporzionate a elementi oggettivi che caratterizzano il singolo lavoratore all’interno della propria categoria. La proporzionalità è il concetto chiave: gli importi devono variare in modo coerente con le condizioni oggettive di ciascun lavoratore.

Il benessere lavorativo passa anche attraverso il riconoscimento delle differenze oggettive tra i lavoratori, purché questo avvenga in un quadro di trasparenza ed equità. Un piano di welfare ben strutturato non deve mai apparire come uno strumento di discriminazione, ma come un sistema che riconosce le diverse posizioni e responsabilità all’interno dell’organizzazione.
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Un esempio pratico di parametrizzazione

Per chiarire meglio il concetto, prendiamo in esame un esempio concreto di parametrizzazione degli importi di welfare aziendale.

Immaginiamo di aver identificato la categoria degli impiegati e di aver definito degli obiettivi aziendali collettivi.

In questo scenario, potremmo decidere di parametrare l’importo del benefit come una percentuale della retribuzione annua lorda di ciascun dipendente. Applicando questo criterio, le somme a disposizione risulteranno:

  • differenziate per ciascun lavoratore
  • proporzionali alla retribuzione annua individuale
  • oggettivamente giustificabili

Questo approccio permette di riconoscere importi di welfare diversi tra un lavoratore part-time e uno full-time, in quanto la loro retribuzione riflette già la diversa percentuale di impiego. I benefici in termini di spendibilità delle somme per beni e servizi saranno quindi differenti, così come è differente il livello retributivo dei lavoratori con diverso orario di lavoro.

La differenziazione degli importi diventa, così, il risultato dell’applicazione di un criterio oggettivo e non una scelta arbitraria dell’azienda per premiare alcuni dipendenti a discapito di altri.
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Rischi da evitare nella differenziazione

Un’errata strutturazione del piano di welfare aziendale con importi differenziati può comportare gravi conseguenze sia per l’azienda che per i lavoratori. È quindi essenziale essere consapevoli dei rischi e prestare la massima attenzione nella definizione dei criteri di differenziazione.

Le principali conseguenze di un piano di welfare mal strutturato includono:

  • perdita della deducibilità del costo sostenuto per il welfare aziendale
  • imponibilità ai fini INPS ed IRPEF delle somme erogate
  • ripristino del pieno costo del lavoro per l’azienda
  • riconducibilità dei benefit nel reddito imponibile dei lavoratori

È fondamentale evitare che il piano di welfare si trasformi in un piano premiale individuale. La massima attenzione dovrà essere focalizzata sulla costruzione di un regolamento che mantenga la natura collettiva del welfare, pur permettendo una differenziazione basata su criteri oggettivi.

La consulenza di professionisti specializzati in welfare aziendale diventa cruciale per navigare queste complessità normative e fiscali, garantendo all’azienda il massimo dei benefici senza incorrere in rischi.
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I benefici di una consulenza specializzata

La corretta implementazione di un piano di welfare aziendale con importi differenziati richiede competenze specifiche e una profonda conoscenza della normativa fiscale e giuslavoristica. In NOI ci occupiamo proprio di aiutare le aziende a raggiungere due obiettivi fondamentali:

  • il primo è massimizzare il risparmio economico sulle somme e sui benefit concessi, sfruttando al meglio le agevolazioni fiscali previste dalla normativa
  • il secondo è ottenere il massimo livello di benessere lavorativo possibile, creando un sistema di welfare realmente apprezzato dai dipendenti

La nostra esperienza ci permette di realizzare consulenze il cui risultato finale è un concreto risparmio economico accompagnato da un aumento di benefici in termini di potere d’acquisto, sia per i lavoratori che per gli amministratori e l’azienda stessa.

Se desideri approfondire come strutturare al meglio il tuo piano di welfare con importi differenziati, prenota una consulenza gratuita con me o un altro dei miei collaboratori.

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