Come non sprecare soldi sul compenso amministratore

A volte paghi più di quello che dovresti ed oggi voglio darti un suggerimento per capirlo.

Siamo in ambito compensi all’amministratore sui quali dovresti versare la contribuzione INPS alla gestione separata e voglio dirti come non sprecare soldi sul compenso amministratore.

Mi capita spesso di trovare situazioni di incongruenza che generano un maggior costo per l’azienda senza ottenere in cambio alcun vantaggio.

Sto parlando dei contributi che vengono applicati, in parte a carico del collaboratore ed in parte a carico dell’azienda, sui compensi lordi erogati e con questo breve articolo voglio darti due suggerimenti:

  • Il primo è di verificare la corretta applicazione delle aliquote INPS al fine di accertare il carico contributivo sui compensi, potresti scoprire di pagare troppo (o troppo poco);
  • Il secondo è lo spunto a diminuire tale carico contributivo attraverso l’erogazione di benefits in luogo di denaro.

Per verificare quanti contributi stai versando sul tuo compenso da amministratore, dovrai verificare l’ammontare INPS trattenuto in busta paga, per farlo dovrai leggerla.

In alcuni prospetti paga troverai già l’aliquota indicata (8% oppure 11,68%), in altri dovrai capirlo facendo la proporzione tra l’ammontare INPS calcolato ed il compenso lordo, trovando la % applicata al compenso stesso.

Ti riporto due screenshot dai quali potrai comprendere meglio quanto scrivo e verificare tu stesso:

 

Ed ora, per comprendere se stai pagando i giusti contributi sul compenso, dovrai porti un interrogativo:

  • Chi sta ricevendo il compenso ha già una copertura previdenziale obbligatoria (lavoro dipendente, gestione autonoma commercianti o artigiani INPS, altra previdenza, ecc.)?

In pratica dovrai analizzare la posizione individuale e capire se le tutele previste dall’ente previdenziale, per tale soggetto, sono già coperte.

Se ad esempio chi percepisce il compenso è iscritto alla gestione autonoma commercianti INPS in quanto socio lavoratore della società, allora la risposta sarà SI.

Ancora, se la stessa persona fosse titolare di un contratto di lavoro dipendente, la risposta sarebbe sempre SI.

E se la risposta è sì allora la contribuzione deve essere agevolata e pari all’8%, a carico del collaboratore. In pratica sarebbe del 24% totale di cui 1/3 a carico collaboratore e 2/3 a carico azienda.

Se invece la risposta fosse no, allora la contribuzione INPS sarebbe piena e non agevolata, pari al 35,04% sempre da dividere nella misura 1/3 e 2/3.

Una differenza dell’11%.

Immagina che una percentuale di differenza dell’11% circa rappresenta per l’azienda un maggior costo ingiustificato e per il collaboratore un minor netto percepito, in pratica si andrebbero a riempire le casse dell’INPS senza alcun vantaggio.

I motivi per cui vengono, a volte, gestite male le posizioni dei collaboratori, sono diversi e non è questa la sede in cui affrontarli ma con una semplice verifica si possono ottenere vantaggi immediati.

Considera inoltre che la differenza tra il compenso netto ed il costo aziendale sul compenso, rappresenta il c.d. cuneo fiscale, il costo da pagare per ottenere un valore netto in tasca al collaboratore.

Quando parlo di welfare e di erogazione di beni e servizi in luogo di denaro, agisco proprio su questo, su questo differenziale di costo che grava sul percepito del lavoratore.

Riuscire a remunerare parte del dovuto attraverso beni e servizi permetterebbe di eliminare questo differenziale, ottimizzando da una parte il costo aziendale e dall’altra massimizzando il poter d’acquisto del lavoratore.

Un piano welfare ha anche questa finalità, remunerare i lavoratori (amministratori compresi), attraverso beni e servizi al posto di denaro, risparmiando soldi.

Se vuoi realizzare il welfare con me, fissa un incontro, trovi qui le mie disponibilità: Voglio fissare una call

Alla prossima

Massimiliano

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