Molte aziende sono convinte che erogare premi di produzione sia un modo economico per aumentare la retribuzione dei lavoratori, in quanto, sempre a loro parere, i premi non vengono tassati.
Ebbene, non esiste convinzione più sbagliata di questa: i premi di risultato, infatti, hanno lo stesso costo aziendale di qualsiasi altro elemento retributivo, indipendentemente dalla modalità di erogazione.
In questo articolo desidero, quindi, dimostrare come quello dei premi a costo ridotto sia solamente un mito, il quale non ha alcun fondamento.
Sommario
- Il falso mito dei premi a basso costo
- Tassazione e contributi: la verità sui premi di risultato
- Welfare aziendale: la vera opportunità strategica
- Vuoi introdurre il welfare in azienda? Affidati a NOI!
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Il falso mito dei premi a basso costo
Mi capita spesso di sentir dire: “Diamo un premio ai nostri dipendenti, tanto non viene tassato”. Questa convinzione è, come ho già detto, completamente errata, in quanto i premi di produzione rappresentano a tutti gli effetti un elemento retributivo, cosa che li sottopone allo stesso trattamento economico di qualsiasi altra forma di compenso.
Che siano parte di un contratto aziendale sottoscritto con i sindacati o erogati in modo non strutturato, il costo aziendale rimane lo stesso. L’unica cosa che cambia, infatti, è la modalità di tassazione.
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Tassazione e contributi: la verità sui premi di risultato
Dal punto di vista fiscale, ecco la situazione reale:
- per i lavoratori, è prevista un’aliquota IRPEF sostitutiva del 5%
- per alcuni livelli di reddito, la differenza fiscale è pressoché trascurabile
- per l’azienda, le somme a titolo di premio restano completamente imponibili ai fini contributivi
Facciamo un esempio concreto per chiarire meglio…
Prendiamo il caso di un dipendente che percepisce una RAL di 21.000 € (pari a 18.408,74 € netti) e costa all’azienda 29.610 € all’anno.
Se l’azienda decidesse di erogargli un premio in denaro di 2.000 € tramite accordo sindacale, il dipendente vedrebbe aumentare il suo netto annuo a 20.124,94 €, con un beneficio effettivo di 1.716,20 €. Nel contempo, l’azienda vedrebbe aumentare il costo complessivo a 32.430 €, con un incremento di 2.820 € rispetto alla situazione iniziale.
Se, invece, l’azienda optasse per un premio in welfare aziendale dello stesso valore nominale (2.000 €), il dipendente riceverebbe l’intero importo come beneficio netto, mentre il costo aziendale complessivo salirebbe a 31.710 €, registrando un incremento di soli 2.100 €.
Questo semplice confronto sfata definitivamente il mito dei premi a costo ridotto, dimostrando come, tra le due opzioni, il welfare rappresenti la soluzione più vantaggiosa per entrambe le parti.
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Welfare aziendale: la vera opportunità strategica
Come dimostrato poc’anzi, il welfare aziendale si configura come un’alternativa più efficace e strategica. Anziché erogare premi in denaro, quindi, le aziende possono costruire piani di welfare che:
- aumentano la motivazione dei dipendenti
- migliorano il clima organizzativo
- rafforzano il senso di appartenenza
- differenziano l’azienda sul mercato del lavoro
Il welfare rappresenta un vantaggio sia per l’azienda (minor costo complessivo) che per i dipendenti (maggior beneficio netto).
Non si tratta solo di ridurre il costo del lavoro, ma anche e soprattutto di investire in modo più intelligente nel capitale umano, a beneficio di tutti.
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Vuoi introdurre il welfare in azienda? Affidati a NOI!
Il welfare aziendale non è più un optional, ma una strategia competitiva.
Le aziende che lo hanno compreso stanno già costruendo il futuro del lavoro, dove benessere e produttività procedono di pari passo.
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CEO di NOI Srl e consulente del lavoro. Porto il welfare nelle aziende e creo contenuti digitali per chi desidera ottenere risultati attraverso il benessere lavorativo.