Premessa sull’importanza degli obiettivi e delle esigenze.
Ogni azienda nasce per fare profitto ed ognuna ha delle priorità.
Se nella scala delle priorità il clima aziendale non è ai primi tre posti il welfare non è uno strumento che consiglio.
Si possono ottenere buoni guadagni anche riconoscendone parte ai lavoratori. È quello che consiglio sempre con il welfare, fissiamo gli obiettivi aziendali e poi prevediamo insieme un riconoscimento per le persone che hanno contribuito a quegli obiettivi.
L’analisi delle necessità aziendali è quindi il primo passo che percorriamo nel realizzare un regolamento welfare.
Solitamente faccio una riunione di un’ora con chi ha il potere decisionale in azienda ed ascolto. Apprendo le dinamiche aziendali e ciò che li ha spinti ad approfondire il welfare, mi informo su quanto conoscono lo strumento e poi gli chiedo cosa vorrebbero ottenere tramite un piano di welfare aziendale. È fondamentale questo passaggio. Lo è perché, se non comprendiamo bene le esigenze, andiamo a creare un piano che non risponde ad esse.
Facciamo qualche esempio.
Se l’esigenza è attrarre talenti, lavoratori affidabili e volenterosi, andremo a costruire un piano che coinvolga tra i destinatari anche i lavoratori neoassunti. Non inseriremo nessun requisito minimo di anzianità lavorativa per poter beneficiare del welfare.
Nell’esempio descritto l’azienda potrà spendersi il welfare inserendolo nell’annuncio di lavoro per i futuri ingessi. I lavoratori avranno quindi un elemento in più per valutare la proposta lavorativa ed avere una percezione dell’azienda diversa da chi il welfare non ce l’ha.
L’esigenza aziendale potrebbe invece essere quella di gratificare ed aumentare la fidelizzazione dei propri collaboratori. A quel punto si potrebbe pensare di creare una categoria di destinatari che abbiano caratteristiche di stabilità contrattuale (anzianità, contratti a tempo indeterminato, ecc.).
Come vedete tutto nasce dall’esigenza aziendale.
Tutto nasce dall’ascolto delle esigenze dell’impresa che vuole creare un ambiente incentrato sul benessere elevando il clima aziendale rendendolo positivo e coinvolgente.
Le necessità aziendali poi possono essere di diversa natura, gli esempi che sto facendo sono frutto dell’esperienza sul campo ma ho curato realtà aziendali che avevano a cuore la salute dei propri dipendenti ed in quel caso il piano welfare prevedeva la sola copertura sanitaria integrativa.
“La sola copertura” potrebbe sembrare sminuente ma così non è. È solo riferito al fatto che il paniere di beni e servizi è molto ampio.
L’obiettivo aziendale, in quel caso, era chiaro ed evidente. Voleva dare un benefit che negli ultimi anni ha rappresentato un valore aggiunto per chi lo possedeva. Avere una copertura sanitaria per sé e per la propria famiglia è un plus non indifferente.
Gli obiettivi e le priorità sono strettamente personali e questo dovrebbe far comprendere che un piano di welfare non potrà mai essere uguale per tutti, non potrà mai essere realizzato da contenuti prestampati e firmati.
Ogni regolamento welfare è un viaggio nell’azienda, come quando vai dallo psicologo e scopri, parlando, cose che non avevi mai affrontato prima. Realizzare un regolamento coinvolgendo tutti i lavoratori rappresenta una terapia di gruppo dalla quale uscire più forti ed uniti di prima, che porta ad un livello migliore la percezione del valore dell’azienda di cui si fa parte.
Conclusioni
Il primo passo, quindi, è rappresentato dalla definizione di obiettivi e priorità aziendali, siamo nel campo delle erogazioni liberali che vanno oltre la normale retribuzione e l’investimento economico deve avere un riscontro sull’attività.
Perché ho concentrato i miei contenuti sul welfare premiale? Proprio perché la normativa ci mette a disposizione strumenti remunerativi a costo zero che possiamo erogare solo al raggiungimento di obiettivi. Premio i miei lavoratori con i risultati che tutti hanno contribuito a raggiungere. È una scommessa senza rischi ma che coinvolge tutti nel processo di gratificazione e sensibilizza tutti a fare il massimo per l’obiettivo comune. Questo è, secondo me, la vera rivoluzione che dovrebbero cavalcare le imprese moderne.
Fissare obiettivi aziendali e riconoscere una parte di questi risultati con le persone, non con denaro ma con beni e servizi per evitare di regalare soldi con imposte e contributi riducendo il potere d’acquisto.