Nel selezionare i benefit da destinare ai tuoi collaboratori, ti sei mai chiesto quale sia la reale differenza tra buoni pasto e buoni spesa?
Due strumenti apparentemente simili, ma con implicazioni fiscali, normative e pratiche profondamente diverse.
In questo articolo, vedremo quindi cosa distingue i buoni pasto dai buoni spesa, quali vantaggi fiscali offrono e come ottimizzare la loro implementazione in azienda.
Sommario
- Buoni pasto: il benefit quotidiano esente da imposizione fiscale
- Buoni spesa: il fringe benefit con soglie annuali potenziate
- Meglio concedere i buoni pasto o i buoni spesa?
- Il ruolo della comunicazione
- La tua strategia di benefit è davvero ottimizzata?
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Buoni pasto: il benefit quotidiano esente da imposizione fiscale
I buoni pasto rappresentano una sostituzione del servizio mensa e permettono ai dipendenti di consumare un pasto durante la giornata lavorativa con significativi vantaggi fiscali.
A normare l’utilizzo dei buoni pasto è l’art. 51, comma 2 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), secondo cui i limiti di esenzione giornaliera corrispondono a:
- 8 € per i buoni in formato elettronico
- 4 € per i buoni in formato cartaceo
Ci sono, poi, caratteristiche distintive che, sempre in merito all’utilizzo di questo benefit, necessitano di essere prese in considerazione. Mi riferisco, in particolare, al fatto che i buoni pasto:
- Non concorrono alla formazione del reddito entro le soglie giornaliere stabilite. In caso di superamento delle stesse, l’importo eccedente contribuisce a formare il reddito imponibile del beneficiario del benefit
- Sono utilizzabili esclusivamente per l’acquisto di alimenti e bevande
- Non sono cedibili, non sono cumulabili oltre un certo limite e non sono convertibili in denaro
- Sono erogabili anche ai lavoratori in smart working, a patto che sia previsto dal regolamento aziendale
Visto quanto sopra, un’azienda che eroga buoni pasto elettronici da 7,50 € per ogni giorno lavorato ottiene un doppio vantaggio: il dipendente riceve un benefit netto significativo, mentre l’azienda beneficia della completa deducibilità del costo senza oneri contributivi. Il risultato è che, in un anno, il potere d’acquisto del lavoratore registrerà un incremento di circa 1.650 €.
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Buoni spesa: il fringe benefit con soglie annuali potenziate
I buoni spesa sono classificati come fringe benefit in natura e sono utilizzabili per acquistare una vasta gamma di prodotti.
In questo caso, la base normativa è rappresentata dall’art. 51, comma 3 del TUIR, il quale stabilisce le seguenti soglie di esenzione:
- ordinaria: 258,23 € annui per dipendente
- temporanea (fino al 2027):
- 1.000 € annui per tutti i dipendenti
- 2.000 € annui per lavoratori con figli a carico (Legge di Bilancio 2024)
Nel caso dei buoni spesa, è bene considerare i seguenti aspetti critici:
- il superamento anche minimo delle soglie rende imponibile l’intero importo
- l’esenzione si applica solo se il benefit non sostituisce la retribuzione
- è necessaria un’autodichiarazione per i dipendenti con figli a carico
Volendo fare un esempio, nel caso in cui un’azienda eroghi buoni spesa (o gift card) del valore di 500 €, per i dipendenti con figli a carico il benefit sarà completamente esente, mentre per tutti gli altri risulterà comunque vantaggioso rispetto alla retribuzione ordinaria.
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Meglio concedere i buoni pasto o i buoni spesa?
Il confronto strategico tra buoni pasto e buoni spesa rivela opportunità complementari per un welfare aziendale ottimizzato.
I buoni pasto rappresentano la soluzione ideale per garantire un beneficio quotidiano continuativo, completamente esente da imposizione fiscale e capace di generare un significativo incremento del potere d’acquisto.
I buoni spesa, invece, configurandosi come fringe benefit in natura, sono strategicamente più efficaci per riconoscimenti una tantum o premi legati a risultati specifici. Conviene, quindi, utilizzarli per gratificazioni straordinarie o per costruire pacchetti welfare personalizzati in occasione di festività o traguardi aziendali.
La scelta ottimale spesso risiede nella combinazione strategica di entrambi gli strumenti, calibrando la distribuzione in base alla composizione demografica della forza lavoro e agli obiettivi di engagement che l’azienda intende perseguire.
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Il ruolo della comunicazione
Come ogni consulente di welfare aziendale e benessere lavorativo sa, nella comunicazione interna è fondamentale evidenziare il valore reale dei benefit, illustrando con chiarezza il risparmio fiscale effettivo che rappresentano per il dipendente.
Di conseguenza, la modalità con cui si presenta un benefit ha spesso un impatto maggiore del suo valore economico intrinseco: una comunicazione inefficace può vanificare l’effetto positivo anche di importi significativi; al contrario, somme relativamente contenute possono generare grande apprezzamento, se presentate con la giusta strategia comunicativa.
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La tua strategia di benefit è davvero ottimizzata?
Sei sicuro di stare sfruttando al massimo le opportunità fiscali legate alla concessione di benefit?
La differenza tra una gestione ordinaria e una strategica può tradursi in migliaia di euro di risparmio e in un significativo aumento della soddisfazione dei collaboratori.
Buoni pasto e buoni spesa rappresentano due potenti leve di welfare aziendale, ciascuna con regole e opportunità specifiche. Una gestione consapevole e strategica permette di costruire pacchetti di benefit fiscalmente vantaggiosi e realmente apprezzati dalle persone.
Se desideri un’analisi personalizzata della tua strategia di benefit aziendali, prenota una call gratuita con me o un altro dei miei collaboratori.
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CEO di NOI Srl e consulente del lavoro. Porto il welfare nelle aziende e creo contenuti digitali per chi desidera ottenere risultati attraverso il benessere lavorativo.