Il budget nel welfare premiale: bilanciare costi e benefici

L’analisi del budget per il welfare è necessaria se non ci si vuole fare male. Perché?

Semplice, se il piano non viene realizzato al meglio l’impegno economico preso con le persone dovrà essere rispettato, anche a fronte di un fatturato dimezzato.

È quindi importante bilanciare il tutto, ponderando le somme concesse in relazione ai beneficiari individuati.

Un piano welfare è qualcosa di fluido e riguarderà anche i futuri lavoratori dell’azienda, persone che oggi non ci sono ma che domani potrebbero diventare destinatarie di ciò che si è previsto.

L’importante è pianificare con consapevolezza.

In primis occorre comprendere se si vuole riconoscere una somma individuale da spendere in beni e servizi oppure se si vuole prevedere un budget aziendale complessivo da distribuire tra i destinatari.

La differenza è sostanziale.

In un caso nel regolamento andremo a prevedere somme spettanti in base alle categorie dei destinatari, nell’altro un budget complessivo disciplinando le modalità di distribuzione tra i destinatari.

Faccio un esempio pratico.

L’azienda Alfa srl decide di creare un piano welfare per tutti i lavoratori senza particolari requisiti di anzianità, ha 5 impiegati e 5 operai. Prevede di destinare 1000 euro per ognuno da spendere in beni e servizi.

Spesa prevista per il primo anno, 10.000 euro.

Il secondo anno di applicazione l’azienda assume 1 impiegato che rientrerà tra i beneficiari automaticamente, nuova spesa per welfare 11.000 euro, complessivi.

L’azienda Beta srl ha sempre 5 impiegati e 5 operai ma decide di stanziare un budget per il welfare di 10.000 euro da dividere in egual misura tra tutti i destinatari.

Nel primo anno di applicazione avrà il medesimo costo di Alfa srl ma nel secondo anno, con l’inserimento di 1 impiegato, i benefici complessivi saranno diversi, l’ammontare di 10.000 euro sarà suddiviso per le 11 risorse.

Spesa prevista per il welfare, sempre 10.000 euro, beneficio pro capite per le persone inferiore rispetto al primo anno.

È una questione di bilanciamento tra benefici e costi ed è fondamentale fare le dovute valutazioni in via preliminare.

La comprensione del budget è importante quanto l’analisi e lo studio degli obiettivi da raggiungere, ogni argomento affrontato è come un tassello di un puzzle che nel complesso riporterà l’immagine di un qualcosa di unico e personalizzato.

È arrivato il momento di fare un piccolo riepilogo dei passi fatti, fino ad oggi, nella costruzione del nostro piano di welfare premiale.

Siamo partiti con la definizione degli obiettivi aziendali, abbiamo compreso che sono loro che guidano la creazione di un regolamento, rappresentando i kpi di riferimento da monitorare per dare un voto finale al piano realizzato.

Compresi gli obiettivi siamo passati all’analisi dei bisogni delle persone, elemento imprescindibile se si vuole raggiungere un grado di soddisfazione degno di nota. Offrire beni e servizi che non soddisfino le esigenze è come costruire una casa che non sia in grado di ospitare persone, inutile.

Se da una parte abbiamo ascoltato le persone ed i loro bisogni, dall’altra abbiamo iniziato a pianificare l’offerta, siamo passati ai benefits da proporre.

Definiti gli obiettivi, delineati i bisogni e presi in considerazione i benefits abbiamo affrontato una delle cose più delicate, l’analisi dei destinatari.

Capire a chi destinare il welfare è stato un passaggio cruciale che si lega a doppio nodo all’argomento di oggi perché il numero beneficiari ed il budget a disposizione ci permettono di bilanciare al meglio i costi ed i benefici del piano che ci accingiamo a realizzare.

Diffidate da chi vi vende un prodotto e tralascia la parte relativa alla realizzazione del piano.

Date importanza al contenuto e non al mezzo attraverso il quale spenderete le somme.

Una persona, tempo fa, mi ha detto che in Italia ci sono circa 100 società che vendono la piattaforma per spendere le somme messe a disposizione a titolo di welfare.

La cosa certa è che tutte hanno il loro core business nel prodotto che vendono.

Noi no. Noi creiamo piani di welfare premiale, la piattaforma ci aiuta a spendere quanto i piani prevedono e noi vi aiutiamo a scegliere quella più utile a tale scopo, in base alle esigenze aziendali.

Invertire il processo vi mette nei guai. Ecco perché.

Siete una start up che, in aggiunta alla RAL, vuole concedere somme a titolo di welfare per essere competitivi. Contattate una piattaforma, firmate il contratto con loro e avete la disponibilità per utilizzarla praticamente da subito, vi offrono formazione e si parte.

A quel punto vi chiedono quanto concedere ad ogni persona per la quale stanno creando l’area riservata e vi dicono che, se non avete ancora un regolamento, possono darvi un format da compilare, facile facile, lo si compila e si va avanti.

La start up si ritrova con un regolamento prestampato senza alcuna previsione in materia di:

  • requisiti minimi di spettanza
  • decadenza dalla spendibilità
  • nessuna quantificazione diversificata per livelli, anzianità ecc.
  • nessuna valutazione di impatto sul budget aziendale di medio lungo periodo
  • nessun requisito aziendale minimo per la spettanza (in caso di situazioni di crisi ricordatevi che vi siete impegnati comunque a garantire le somme inserite)

Nel migliore dei casi la start up arriverà da noi, le illustreremo la corretta gestione del welfare e, forse, avrà il tempo per aggiustare il tiro.

Nella peggiore delle situazioni non realizzerà nemmeno un regolamento e riconoscerà il welfare ai propri collaboratori con il rischio di vedersi disconosciuto il vantaggio economico in caso di ispezione.

Il processo giusto è fatto di valutazioni, analisi preventive, realizzazione del piano welfare e, infine, applicazione tramite una piattaforma, mai il contrario.

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