Ma il welfare aziendale che cos’è?
Cercherò di rendervela semplice.
Stiamo parlando di quello strumento utile a garantire ai lavoratori di un’azienda, servizi e beni che possano aumentare il loro benessere personale.
L’obiettivo è quello di ottenere maggiore attaccamento all’azienda, maggiore attrattività aziendale verso i futuri candidati e ridurre le dimissioni dei talenti.
I beni ed i servizi che la Legge mette a disposizione dei lavoratori sono tanti ed i regolamenti aziendali possono anche prevedere la massima libertà di scelta in capo ai lavoratori stessi che potranno spendere in completa autonomia il budget che il datore deciderà di destinare al welfare aziendale.
Il processo è semplice.
Si stabiliscono le regole di maturazione, di godimento e di decadenza del premio welfare, al manifestarsi delle condizioni di spettanza, i lavoratori saranno nella condizione di spendersi quanto messo a disposizione.
È facile una volta realizzato il piano, la realizzazione merita attenzione perché i rischi ci sono.
Per esempio, non realizzare un piano premiale, cioè, legato ad obiettivi aziendali minimi (ad esempio un aumento di fatturato o almeno un pareggio), metterebbe a rischio le casse aziendali perché in caso di performance negative, si resterebbe obbligati a riconoscere quanto previsto.
Immaginate gli anni del covid, le aziende con un piano welfare non premiale (quindi riconosciuto a prescindere), non hanno potuto tirarsi indietro dal riconoscere le somme messe a disposizione nel regolamento.
Questo perché i regolamenti, di solito, sono pluriennali (possono anche essere annuali ma non ve lo consigliamo) e se non fatti con i giusti ragionamenti alla base, vincolano il datore per l’intera durata.
Stabiliti i destinatari del piano welfare nel rispetto della Legge, si passa alla definizione delle somme che si vogliono erogare, poi si studiano e si formalizzano i dettagli in base alle esigenze aziendali.
Nel processo di realizzazione è bene coinvolgere i lavoratori e non solo con il questionario anonimo iniziale che proponiamo nei nostri percorsi di realizzazione di un piano di welfare aziendale, parliamo proprio di coinvolgimento vero, incontri organizzati nei quali far sentire gli attori principali proprio i lavoratori.
Per esperienza posso dirvi senza ombra di dubbio che la cosa più bella ed apprezzata dai lavoratori nella realizzazione di un piano, è proprio il coinvolgimento, la posizione del datore in modalità ascolto, cose a cui nessuno, oggi, è ancora abituato.
È per questo che noi non vendiamo regolamenti welfare, noi vendiamo un servizio che darà il via ad un cambiamento in azienda.
Un percorso di evoluzione che renderà l’azienda unica agli occhi dei suoi lavoratori, facendo emergere le necessità vere delle persone, le ambizioni individuali e le aree di miglioramento.
Il vero valore aggiunto è proprio il clima che si viene a creare, si gettano le basi per la creazione di una realtà evoluta, diversa ed unica nel mercato del lavoro.
Se non vi è chiaro “il come” provo a spiegarvelo.
Quando le persone iniziano a capire che il proprio datore vuole realizzare qualcosa per loro, i pensieri saranno di due tipi:
- se già c’era la percezione di azienda attenta alle persone si penserà finalmente anche noi avremo un piano tutto nostro
- se l’azienda invece è sempre stata restia a certe cose, il pensiero sarà wow (ma con diffidenza, con il retropensiero della fregatura).
Poi arriva il questionario anonimo, le persone si sentiranno libere (finalmente in alcuni ambienti) di esprimere un loro giudizio in merito a domande sul clima aziendale e sull’organizzazione lavorativa in generale. Poi ci saranno domande più specifiche per il welfare.
Dopo il questionario ci godiamo i risultati, li analizziamo con i nostri clienti, individuiamo i bisogni delle persone così da avere le info di base per la proposta di welfare ma la parte relativa al clima aziendale ed alla organizzazione aziendale ci darà le informazioni per iniziare la rivoluzione.
Perché, vi starete chiedendo, quale rivoluzione.
Se dalle risposte aggregate scoprirete che 8 su 10 hanno risposto che non c’è comunicazione tra il datore e loro sarete pronti a mettervi in discussione?
Se 9 su 10 dichiarerà che non c’è chiarezza di ruoli in azienda e che regna il caos, avrete la voglia e la forza di mettere in discussione il lavoro fatto fino ad oggi?
Oppure vi prederete in giro pensando (e dicendo) che quelle risposte non sono reali, chi ha risposto in quel modo non capisce un ca**o?
Vi sentirete motivati al cambiamento o assuefatti dal concetto “qui si è sempre fatto così”?
Attenzione! Spesso i risultati sono positivi, evidenziano un clima buono in azienda e fanno emergere solo pochi correttivi necessari. Lo dico perché altrimenti sembra tutto un maremagnum di disorganizzazione ma così non è.
Risultati alla mano, saremo in grado di condividerli e di procedere con la realizzazione del piano welfare ed anche di iniziare quel dialogo costruttivo con i lavoratori al fine di agire su quelle aree di miglioramento emerse, studieremo insieme le soluzioni.
Gli esempi di imprese virtuosi ci sono. Aziende che hanno messo il benessere al centro pensando alle persone.
Quelle realtà devono far scattare quella molla nella mente di chi un’impresa la dirige o la possiede. Vi garantisco che certi risultati, oggi, non si raggiungono solo nelle grandi aziende, si raggiungono in qualsiasi azienda, anche quella piccolissima fino a 5 persone.
Il welfare è il futuro ma anche il benessere delle persone lo è, anche la cultura organizzativa lo è, anche la cura e l’attenzione alle persone lo sono.
Se vuoi saperne di più sulle possibilità che la tua azienda può mettere in campo per migliorare i costi ed ottimizzare i benefici, scrivimi a welfare@noi.studio oppure fissa una call da qui:
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Massimiliano