La domanda che più frequentemente mi pongono quando cerco di spiegare il welfare e questa: ma lo sai che non ho ben capito di cosa si tratta nella pratica, potresti spiegarmelo?
Allora partiamo dal principio del WELFARE.
Il welfare é uno strumento ancora troppo poco diffuso e che c’è ancora troppa confusione sul tema ma con questo articolo voglio fare chiarezza e lasciare una traccia scritta.
Per rispondere in modo pratico parto facendo degli esempi perché sono convinto che gli esempi creano immagini chiare nella testa delle persone.
Immagina di immedesimarti nei panni di un tuo cliente o, meglio, di un tuo potenziale cliente che entra in contatto con un tuo collaboratore o con un tuo dipendente, avere davanti a sé una persona felice e motivata è importante?
Direi di si.
Entrare in contatto con una persona che detesta il posto dove lavora, che non vede l’ora di lasciarlo, che non ha alcuna motivazione in quello che fa, ti farà perdere clienti e quindi fatturato?
Credo che la risposta sia scontata.
Immagina che creare un ambiente di benessere significa proprio questo, creare le condizioni per avere persone motivate e felici.
E qual è il primo strumento per dare il via a questa rivoluzione?
Un piano di welfare partecipativo che coinvolga le persone facendole sentire ascoltate e rendendole partecipi di obiettivi di squadra.
Il Welfare partecipativo è il modo per migliorare la vita delle persone e creare un ambiente di lavoro positivo. È un investimento che paga nel lungo periodo.
Questa è la premessa che faccio ogni volta che mi viene posta quella domanda.
Cerco di creare nella mente delle persone uno scenario che da una parte converte i potenziali clienti in clienti oppure mantiene positivo un rapporto con essi e dall’altra crea invece un cortocircuito che i clienti li fa scappare e di potenziali tali nemmeno avvicinare.
Solo dopo aver spiegato con cura cosa significa benessere lavorativo posso procedere descrivendo gli aspetti tecnici e pratici della costruzione di un piano di welfare su misura per l’azienda.
Mi rivolgo a quelle aziende che hanno come elemento principale la componente umana nel servizio o nel prodotto che vendono, quelle aziende che grazie alle persone entrano in contatto con altre persone, in quelle realtà è nostro dovere cercare di creare un ambiente di benessere, motivante e produttivo.
Se non si comprende questo sarà inutile proseguire descrivendo tecnicamente da cosa è composto un piano di welfare aziendale.
Se mi hai seguito fino a qui, siamo allineati, ora posso dirvi cos’è in pratica un piano di welfare partecipativo.
- Regolamento aziendale senza il supporto dei sindacati
- Il piano di welfare partecipativo è un regolamento interno dell’azienda.
- Non richiede l’approvazione dei sindacati, ma coinvolge direttamente il datore di lavoro e i lavoratori.
- Riconoscimento di beni e servizi
- Nel piano, l’azienda si impegna a riconoscere ai lavoratori beni e servizi.
- Questi possono includere benefit come assistenza sanitaria integrativa, flessibilità di orario, modalità di lavoro (come lo smart working), e altro ancora.
- Ascolto delle persone
- La chiave è ascoltare le esigenze e i bisogni dei lavoratori.
- Si tratta di comprendere le necessità personali e familiari, per offrire qualcosa di utile e gratificante.
- Questo va oltre il denaro: si tratta di riconoscere qualcosa che avrebbero comunque acquistato con i propri soldi.
- Vantaggi per datore di lavoro e lavoratori
- Il datore di lavoro non pagherà nulla di più, ma otterrà un beneficio totale.
- Il costo del welfare rappresenterà una spesa aziendale deducibile al 100%.
- Per i lavoratori beneficiari, questo significa un aumento del potere d’acquisto.
- Scelta dei beneficiari
- L’azienda avrà il compito di decidere chi saranno i beneficiari, rispettando alcune regole.
- Si potranno includere anche gli amministratori con notevoli vantaggi sui compensi percepiti.
Per i lavoratori beneficiari aumenterà il potere d’acquisto perché percepire 1.000 euro lordi significa ottenere 700 euro netti con cui poter acquistare beni e servizi personali, vedersi pagati quei beni e quei servizi dal datore di lavoro significherebbe godere di 1.000 euro di potere d’acquisto.
Ho volutamente semplificato un discorso che potrebbe essere esposto in modo molto più complesso, le norme di riferimento sono diverse e di difficile interpretazione ma uno dei limiti principali alla divulgazione del welfare nelle aziende è proprio legato alla comprensione dello strumento.
Io amo rendere le cose semplici, il lavoro difficile lo faccio io con il mio team per dare un risultato ai nostri clienti.
Se vuoi realizzare il welfare con me, fissa un incontro, trovi qui le mie disponibilità: Voglio fissare una call
Alla prossima
Massimiliano