Quali benefits posso erogare a dipendenti, collaboratori ed amministratori, risparmiando.

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Oltre al normale stipendio per i miei dipendenti o collaboratori, quali benefits posso erogare, magari risparmiando anche?

Questo contenuto risponde a questa domanda.

Deve essere chiaro che sto parlando di somme, beni o servizi erogati in aggiunta alla retribuzione spettante e prevista dai contratti nazionali per i dipendenti o dagli accordi individuali per i collaboratori.

In questo discorso rientrano anche gli amministratori di società purché percepiscano un compenso. Il motivo risiede nel fatto che detto compenso è assimilato ai redditi da lavoro dipendente.

I benefits che possono essere erogati sono di due tipi:

  1. Fringe benefits e
  2. Flexible benefits

Vediamoli entrambi, la loro natura ed il loro funzionamento.

I fringe benefits sono benefits che possono essere erogati come liberalità, senza alcuna necessità di creare un piano di welfare aziendale e sono più semplici da gestire, nella maggior parte dei casi possono essere erogati anche a persone specifiche senza rispettare la categoria o la totalità dei lavoratori.

Riconoscere invece i flexible benefits presuppone la creazione di un piano di welfare aziendale.

Ad esempio, se vorrete gratificare con un fringe benefits un vostro lavoratore oppure l’amministratore della società, potrete farlo, nel rispetto delle regole che sono previste per il tipo di benefits.

Questi sono i fringe benefits più diffusi che si possono riconoscere:

Tipologia di benefits Limite Importo limite Conseguenze superamento limite
I buoni pasto limite esenzione giornaliero 4euro se cartacei, 8 euro se elettronici Imponibile solo l’eccedenza
I buoni acquisto o buoni spesa limite esenzione annuale 258,23 euro Tutto imponibile anche la soglia prima esente
L’auto concessa ad uso promiscuo limite esenzione annuale 258,23 euro Tutto imponibile anche la soglia prima esente
Prestiti aziendali  limite esenzione limite esenzione annuale 258,23 euro Tutto imponibile anche la soglia prima esente
Alloggio a spese dell’azienda limite esenzione annuale 258,23 euro Tutto imponibile anche la soglia prima esente

Queste concessioni hanno il vantaggio che, se concesse nel rispetto delle regole che li caratterizzano, sono esenti da imposte e contributi, in pratica il valore corrisposto è netto per il percettore, deducibile per l’azienda e senza costi aggiuntivi oltre al mero valore del benefit.

Non funzionano però tutti allo stesso modo, vediamoli nel dettaglio.

I buoni pasto

Sono strumenti di pagamento spendibili presso gli esercenti convenzionati. Sono erogabili per ogni giorno di effettivo lavoro del dipendete o del collaboratore.
L’importo, quindi, non è fisso nel mese ma varierà in base ai giorni effettivamente lavorati nel mese che fa scattare il diritto per il collaboratore a cui vengono erogati.

Questo fringe benefits ha un limite di esenzione giornaliero, questo limite è di 4 euro per i buoni pasto cartacei ed 8 euro per i buoni pasto elettronici.

In pratica possiamo corrispondere un buono pasto, equiparabile a denaro se pensate che si può utilizzare per acquistare beni di prima necessità, per ogni giorno di lavoro, nel limite massimo esente di 4 o 8 euro.

In caso di superamento di detta soglia, solo l’eccedenza rappresenterà un valore imponibile su cui calcolare INPS ed IRPEF con impatto sul netto in busta del lavoratore e sui costi aziendali.

Ipotizzando 20 giorni lavorativi in un mese, potrei corrispondere 160 euro sotto forma di buoni pasto elettronici ad un lavoratore, senza che ciò impatti sul suo reddito e sui costi aziendali. Costo azienda 160 euro, potere d’acquisto per il lavoratore 160 euro.

Sull’eventuale eccedenza l’azienda dovrà:

  1. Calcolare i contributi a carico azienda del 30% circa
  2. Calcolare i contributi a carico lavoratore del 9,19% circa
  3. Applicare le imposte sull’eccedenza, a carico lavoratore.

Tradotto in numeri:

ipotesi buono pasto di 10 euro al giorno per 20 giorni lavorativi, totale 200 euro. superiore di 40 euro rispetto al limite di esenzione.

  1. L’azienda pagherà il 30% di 40 euro, circa 12 euro
  2. Il lavoratore pagherà il 9,19% di 40 euro, circa 3,70 euro
  3. Il lavoratore pagherà l’IRPEF su 36 euro circa di imponibile fiscale (l’importo dipenderà dal livello di reddito annuo del percettore, ipotesi 23%, circa 8,5 euro).

In pratica, a fronte di 200 euro corrisposti come buoni pasto, l’azienda ha sostenuto un costo di 212 euro ed il lavoratore avrà ottenuto un beneficio di circa 187 euro.

Requisito per godere di questa esenzione è che il benefit venga erogato a tutti i lavoratori oppure a categorie omogenee (le caratteristiche che accomunano le categorie non sono tassative, sono caratteristiche contrattuali che accomunano più soggetti, ad esempio il livello, l’orario, la sede di lavoro, ecc.).

Se non viene rispettata questa regola allora la conseguenza sarà quella evidenziata sopra in relazione all’eccedenza, ma applicata all’intero ammontare dei buoni corrisposti.

Se ad esempio il datore volesse riconoscere i buoni pasto solo ad uno o più lavoratori, senza rispettare le regole di riconoscimento, il buono pasto si configurerà come retribuzione in capo ai percettori con le conseguenze evidenziate.

In busta paga vengono evidenziati gli importi erogati come buoni pasto, ma solo ai fini informativi; infatti, i valori indicati sono considerati figurativi e non impatteranno su INPS o IRPEF, salvo i casi sopra evidenziati.

I buoni acquisto o buoni spesa

Rappresentano dei buoni da poter spendere presso gli esercizi convenzionati, sono simili ai buoni pasto ma non sono limitati a beni alimentari e non scontano il limite di esenzione giornaliera bensì quello annuale previsto dalla Legge in euro 258,23.

In pratica l’azienda acquista il buono e lo dà fisicamente al lavoratore. Il lavoratore potrà spendersi tali buoni liberamente essendo equiparati a denaro come poter d’acquisto.

A differenza dei buoni pasto, i buoni acquisto hanno un tetto annuale e non giornaliero di esenzione ed in caso di superamento di tale soglia, si perde l’esenzione dell’importo nella sua totalità.

Facciamo un esempio:
se erogo 258 euro di buoni spesa ad un collaboratore oppure all’amministratore, nulla sarà dovuto in più a titolo di contributi o imposte ed il lavoratore potrà godere di un titolo spendibile per 258 euro.

se erogassi 300 euro di buoni spesa, questi si configurerebbero come retribuzione avendo superato la soglia limite, il lavoratore si vedrebbe corrisposti, comunque, i buoni spendibili presso gli esercenti commerciali, ma in busta paga si vedrebbe trattenuti i contributi e le imposte calcolate sui 300 euro.

Allo stesso tempo l’azienda sosterrebbe il costo del lavoro sui 300 euro corrisposti.

Anche questi benefits devono transitare nel LUL con la caratteristica di essere figurativi, nel caso in cui invece, venisse superata la soglia di esenzione, in busta paga verrebbero applicate le trattenute obbligatorie con impatto sul netto in busta.

Sto scrivendo questo articolo a giugno 2024 e per l’anno in corso la normativa transitoria prevede che il limite strutturale di 258,23 sia innalzato a 1000 euro per tutti ed a 2000 euro per chi ha figli a carico, lasciando invariate le modalità di gestione descritte.

L’auto concessa ad uso promiscuo

La concessione dell’auto rappresenta un fringe benefits e quindi sconta il limite previsto anche per i buoni spesa o acquisto, il valore però da dare all’auto concessa è stabilito ogni anno dalle tabelle ACI.

A prescindere da quanto vale il mezzo e da quanto l’azienda paga per acquistarlo o noleggiarlo, il valore del bene concesso ad uso lavorativo e personale è stabilito da dette tabelle.

Il valore individuato nelle tabelle ACI è annuale ma può essere riproporzionato ai mesi di effettivo utilizzo o concessione del bene.

Il concetto è simile ai buoni spesa, il valore che viene dato al mezzo non concorrerà a formare reddito e quindi sarà esente per il lavoratore e per l’azienda, se resterà al di sotto del limite annuo massimo previsto per i fringe benefits, cioè 258 euro.

Lo sforamento di tale valore renderà tutto imponibile ai fini previdenziali e fiscali, ad esempio, concedere ad un lavoratore oppure all’amministratore, un mezzo del valore (tabelle ACI) di 2.500 euro, significa che tale valore rappresenterà la base su cui calcolare contributi ed imposte per il lavoratore e contributi per l’azienda, con il medesimo meccanismo visto prima.

La cosa importante è che tale sforamento impedisce di godere della soglia esente anche per gli altri fringe benefits (tranne i buoni pasto che viaggiano per conto loro). In pratica chi avrà l’uso promiscuo dell’auto del valore di 2.500 euro non potrà godere nemmeno del beneficio per i buoni spesa/acquisto in quanto la soglia risulterà già superata in capo al lavoratore.

La ragione di tale valorizzazione dell’auto sta nel fatto che la concessione del mezzo rappresenta a tutti gli effetti un vantaggio economico legato al bene in uso che determina un risparmio economico in capo all’utilizzatore, se tale valore si collocherà al di sotto dei limiti dei fringe benefits, non concorrerà a formare il reddito e rappresenterà un valore neutro ma se li supererà allora sarà da ricomprendere nel reddito annuo dell’utilizzatore.

Ogni eventuale somma pagata dal lavoratore per l’uso di tale mezzo (attraverso una trattenuta in busta paga), inciderà sul valore del fringe anche fino al suo azzeramento.

Ad esempio, se il valore dell’auto concessa è di 2500 euro l’anno ma il lavoratore contribuisce al pagamento delle spese per 1200 euro l’anno, il valore del fringe annuale sarà pari a 2500-1200=1300, riducendo di fatto i costi per l’azienda e le trattenute INPS ed IRPEF per il lavoratore stesso.

Prestiti aziendali

in caso di concessione di prestiti, il valore del beneficio concesso e considerato quindi come fringe benefit, è costituito dal 50% della differenza tra l’importo degli interessi, calcolato in base al tur vigente alla data di scadenza di ciascuna rata o, per i prestiti a tasso fisso, alla data di concessione del prestito e l’importo degli interessi calcolato al tasso applicato sugli stessi.

In pratica viene riconosciuto come benefit il trattamento di vantaggio concesso al lavoratore rispetto ad accedere al prestito sul mercato.

Alloggio a spese dell’azienda

stesso discorso dell’auto aziendale, stessi meccanismi ma cambia la modalità di valorizzazione del bene concesso, si farà riferimento, in questo caso, alle rendite catastali per dare il valore all’alloggio concesso al lavoratore, a cui andranno sommate le spese per le utenze.

Il valore complessivo rappresenterà il valore del benefit concesso.


Vediamo ora cosa sono e come possono essere concessi i flexible benefits.

Si tratta di un insieme di beni e servizi che le aziende forniscono ai dipendenti in aggiunta alla retribuzione in denaro.

I lavoratori possono combinare diversi beni o servizi per creare un pacchetto che meglio si adatti alle loro necessità personali e familiari, nel rispetto della somma messa a disposizione dal datore di lavoro.

I valori messi a disposizione come flexible benefits non concorrono a formare reddito in capo al lavoratore ed a differenza dei fringe, non hanno limiti di esenzione, non esiste limite di spesa per i beni o servizi che rientrano in un piano di welfare aziendale che rispetti le condizioni di Legge.

Di seguito i flexible benefit più popolari tra i lavoratori:

  1. Abbonamenti a mezzi di trasporto collettivo
  2. corsi di lingua e formazione
  3. polizze sanitarie
  4. contributi per la previdenza complementare
  5. contributi per campi scuola o borse di studio
  6. rimborso spese scolastiche
  7. abbonamenti a cinema e teatri
  8. viaggi e vacanze
  9. flessibilità nell’orario di lavoro

Questo elenco non è esaustivo, la lista dei benefit può infatti essere molto più ampia.

A chi e come posso erogare i flexible benefits?

Le regole da seguire sono due:

  • l’azienda deve coinvolgere tutti i lavoratori come beneficiari oppure categorie omogenee (come quelle indicate nel fringe benefits dei buoni pasto);
  • il riconoscimento non può mai premiare le performance individuali ma, al massimo, può essere legato a obiettivi aziendali.

Il momento in cui viene concesso il beneficio dei benefits previsti dal piano welfare viene stabilito nel piano stesso, è necessario infatti costruire un regolamento aziendale che disciplini diverse cose:

  1. i destinatari
  2. la durata del regolamento stesso
  3. l’importo spettante
  4. tempistiche di godimento
  5. condizioni di decadenza in caso di non godimento
  6. ecc.

Anche gli amministratori delle società possono essere considerati destinatari in un piano di welfare a patto che siano almeno due i soggetti percettori di compenso, quindi o doppio amministratore oppure un consiglio di amministrazione.

Come vengono erogati i flexible benefit?

L’azienda stabilisce le regole di spettanza nel regolamento che, una volta approvato e sottoscritto, avrà piena attuazione.

Non serve il coinvolgimento dei sindacati per realizzare un piano ma servirà coinvolgere i lavoratori nelle dinamiche di realizzazione se si vuole raggiungere un vero obiettivo di gratificazione totale dei lavoratori coinvolti.

A ciascun lavoratore incluso nel piano di flexible benefit welfare viene quindi assegnato un budget che può essere speso tra i vari benefits presenti nel catalogo dei benefit aziendali, consentendo ai lavoratori di adattare l’offerta alle proprie esigenze.

Per dare la possibilità ai propri lavoratori di essere autonomi, è consigliabile l’utilizzo di una piattaforma che metta nelle condizioni i lavoratori di spendere il budget scegliendo tra i tanti beni o servizi disponibili.

In Italia esistono tante piattaforme, ognuna con caratteristiche diverse e funzionalità più o meno calzanti alle esigenze aziendali, il nostro punto di forza è proprio quello di aiutare i nostri clienti a scegliere la piattaforma più giusta in base alle esigenze e non consigliare nessuna nello specifico.

I vantaggi dei flexible benefit

I vantaggi per i lavoratori sono:

  • maggiore potere d’acquisto: l’esenzione da contributi ed imposte rende questi benefits netti come potere d’acquisto per le persone.
  • Benessere aziendale: il coinvolgimento nelle dinamiche aziendali ed il riconoscimento di beni o servizi migliora l’ambiente di lavoro ed il rapporto azienda-lavoratori

Per le aziende:

  • minori costi: come per i fringe ma senza limiti, le somme corrisposte saranno deducibili per l’azienda e non avranno costi aggiuntivi.
  • motivazione e produttività: l’impatto sulla produttività è tangibile.

Conclusioni

Sfruttare i benefits per gratificare lavoratori, collaboratori ed amministratori, è uno dei primi passi per una ottimizzazione fiscale generale ed uno dei passaggi fondamentali per creare benessere in azienda, ma ricorda, non basta dare, conta il come vengono riconosciuti certi benefits piuttosto che il quanto.

Se vuoi realizzare il welfare con me, fissa un incontro. Trovi qui le mie disponibilità: Fissa una call.

Alla prossima, Massimiliano


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