Riduzione cuneo fiscale. Te la faccio semplice.

Da luglio 2023 i contributi a carico dei lavoratori subordinati diminuiscono grazie alla riduzione della percentuale a loro carico.

Quante volte avrete letto che il cuneo fiscale viene ridotto per effetto della riduzione di 4 punti percentuali della contribuzione IVS a carico dei lavoratori che porterà un aumento dei netti in busta.

Quanti, tolti gli addetti ai lavori, hanno compreso una frase del genere se non nella parte relativa all’aumento del netto in busta?

Pochi secondo me.

Proviamo a semplificare le cose perché ritengo che nel mio settore si scrive poco per far comprendere e si scrive troppo per rincorrere il podio di chi scrive per primo la notizia (forse c’è un premio per chi arriva prima, prima o poi lo scoprirò).

Semplificando al massimo e partendo dalla retribuzione lorda che deriva dal contratto (nazionale ed individuale) di un lavoratore, al fine di arrivare al netto in busta, si passa per il calcolo del reddito fiscale.

A cosa corrisponde il reddito fiscale? Alla retribuzione lorda di cui sopra meno i contributi a carico lavoratore. Se questa contribuzione diminuisce allora il reddito fiscale aumenta e di conseguenza il netto aumenta.

L’aumento sarà proporzionale alla diminuzione dei contributi? Assolutamente no.

Perché l’aumento del reddito fiscale determina un calcolo delle imposte in misura maggiore essendo la base di calcolo maggiore e se partiamo dall’assunto che le imposte in Italia sono progressive, allora l’aumento del reddito le farà aumentare in modo progressivo (e quindi non proporzionale).

Risultato? Le imposte da trattenere sul reddito fiscale saranno maggiori rispetto al momento prima dell’aumento ed i benefici sul netto saranno quindi residui.

Il taglio dei contributi è importante (4% fino a 35mila euro di reddito annuo, fiscale mi raccomando) anche e soprattutto sommato al taglio dello scorso anno. La situazione che si creerà sarà la seguente:

– per i redditi fino a 35mila euro (2.692 mensili) la riduzione arriva al 6% complessivo;
– per i redditi fino a 25mila euro (1.923 mensili) la riduzione arriva al 7% della retribuzione lorda;

E segnate la scadenza del 31 dicembre, l’agevolazione terminerà in tale data e poi vedremo, questi 6 mesi ce li prendiamo ma ci auspichiamo qualcosa di diverso per il futuro. Tre motivi del perché tale riforma è criticabile:

1. perché applicare queste agevolazioni è complicato per noi addetti ai lavori e lo è per le persone comprenderli, si vanifica l’effetto di un vantaggio se non è comunicabile.
2. perché dividere la gestione dell’anno in due genera paragoni che spesso non hanno senso di esistere, quando il periodo fiscale è unico ed i vari mesi vengono trattati in modo diverso generi confusione.
3. perché potevano evitarsi di tenere fuori la 13ma mensilità da tale agevolazione. Si hai letto bene, la 13ma non sarà oggetto di riduzione dei contributi a carico lavoratore. Della riduzione del 2022 si ma da quella del 2023 no. Immaginate la gestione di tutto ciò.

Ad maiora

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