Il superminimo: cos’è, come funziona e come integrarlo nel welfare aziendale

Tempo di lettura: 5 minuti

Quando si analizza la propria busta paga, può capitare che alcune voci non risultino immediatamente chiare. Una di quelle più “criptiche” e di difficile comprensione è il superminimo, ovvero un compenso aggiuntivo che può fare davvero la differenza nell’importo finale percepito.

Si tratta, di fatto, di un istituto retributivo che molte aziende utilizzano per valorizzare i propri dipendenti, ma la cui natura e funzionamento rimangono spesso oscuri per chi non si occupa di diritto del lavoro.

In questo articolo vedremo, quindi, cosa si intende con “superminimo”, quali sono le differenze tra le varie tipologie di superminimo, come si calcola e quali vantaggi può offrire ai lavoratori e le aziende.

Sommario

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Definizione e natura giuridica

Come accennato poc’anzi, il superminimo è compenso aggiuntivo che viene riconosciuto al lavoratore oltre al minimo tabellare previsto dal CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) di riferimento.

In altre parole, si tratta di una somma di denaro che l’azienda decide di riconoscere al dipendente in aggiunta alla retribuzione base prevista per il suo livello di inquadramento. Questa componente salariale non è obbligatoria per legge, ma deriva da una scelta discrezionale del datore di lavoro o da una negoziazione individuale con il lavoratore.

La natura giuridica del superminimo si fonda sull’articolo 2099 del Codice Civile, il quale sancisce la libertà delle parti di determinare la retribuzione, purché nel rispetto dei minimi contrattuali.

Il superminimo può essere concesso per diverse ragioni:

  • riconoscimento di particolari competenze o qualifiche professionali
  • incentivo alla produttività
  • strumento di fidelizzazione dei talenti
  • compensazione per mansioni di maggiore responsabilità

È importante sottolineare che, una volta concesso, il superminimo diventa parte integrante della retribuzione e non può essere revocato unilateralmente dal datore di lavoro, salvo specifiche condizioni.

Questa caratteristica rende il superminimo un elemento di particolare interesse, sia per chi è alla ricerca di un nuovo impiego sia per chi desidera negoziare un miglioramento delle proprie condizioni di lavoro.

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Assorbibile vs. non assorbibile: le differenze

Quando si parla di superminimo, è importante sapere che lo stesso può essere di due tipi: assorbibile e non assorbibile. Questa classificazione ha significative implicazioni pratiche sulla stabilità e l’evoluzione della retribuzione nel tempo, ed è quindi necessario approfondirla.

Il superminimo assorbibile

Il superminimo assorbibile può essere gradualmente riassorbito, ovvero ridotto fino ad azzerarsi, in occasione di aumenti retributivi derivanti da rinnovi contrattuali o altri incrementi previsti dal CCNL. Tradotto in parole semplici, se si verifica un aumento salariale, l’importo di tale aumento andrà a ridurre proporzionalmente quello del superminimo.

Questa caratteristica deve essere indicata nel contratto di lavoro, con formule come “superminimo riassorbibile in caso di aumenti contrattuali”.

Ecco un esempio pratico per chiarire il concetto:

  • un lavoratore dipendente percepisce uno stipendio base di 1.500 € e un superminimo assorbibile di 200 €
  • in seguito a un rinnovo del CCNL, lo stipendio base aumenta di 50€
  • il superminimo assorbibile si riduce a 150 € (200 – 50)
  • la retribuzione totale rimane invariata a 1.700 €

ATTENZIONE: con ordinanza n. 11771 del 5/5/2025, la Cassazione ha statuito che il superminimo è assorbibile solo in occasione dell’aumento dei minimi definiti dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, e non quando l’incremento retributivo è dovuto a un aumento di livello.

Il superminimo non assorbibile

Diversamente da quello assorbibile, il superminimo non assorbibile rimane stabile anche in presenza di aumenti retributivi di altra natura. Ciò significa che ogni incremento salariale si sommerà al superminimo già riconosciuto, determinando un effettivo aumento della retribuzione.

Questa tipologia di superminimo genera, come ovvio, un vantaggio decisamente maggiore per il lavoratore e viene solitamente concessa a personale con elevata specializzazione o di difficile sostituzione.

Anche in questo caso, è bene specificare la non assorbibilità del supermininimo nel contratto individuale. Pur tuttavia, in assenza di indicazioni esplicite, la giurisprudenza tende comunque a considerare il superminimo come non assorbibile, applicando il principio del favor prestatoris.

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Come si calcola e inserisce in busta paga

Il superminimo appare in busta paga come una voce specifica, separata dal minimo tabellare e dagli altri elementi della retribuzione.

La sua quantificazione non segue regole predefinite, ma dipende dalla valutazione aziendale o dall’accordo raggiunto con il lavoratore.

Generalmente, viene espresso come importo fisso mensile, ma in alcuni casi può essere calcolato come percentuale della retribuzione base.

Quando esamino una busta paga per i miei clienti, identifico il superminimo tra le voci che compongono la retribuzione lorda, solitamente indicato con denominazioni come:

  • superminimo individuale
  • superminimo assorbibile
  • superminimo non assorbibile
  • superminimo ad personam

Dal punto di vista del calcolo, invece, il superminimo:

  • concorre alla formazione del reddito imponibile
  • rientra nel calcolo della tredicesima, quattordicesima e del TFR
  • incide sulla determinazione di straordinari, festività e permessi

È importante verificare che il superminimo sia correttamente riportato in busta paga e che, come spiegato nel paragrafo precedente, la sua natura (assorbibile o non assorbibile) sia specificata con chiarezza.
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Aspetti fiscali e contributivi

Dal punto di vista fiscale e contributivo, il superminimo segue le stesse regole delle altre componenti della retribuzione. Ciò significa che:

  • su di esso vengono calcolati i contributi previdenziali
  • è soggetto a tassazione IRPEF
  • concorre alla formazione del reddito complessivo annuo

È importante considerare, inoltre, che il superminimo è interamente imponibile. Dato questo, in fase di negoziazione, è utile valutare l’impatto sull’importo netto che arriverà in tasca al lavoratore.

Alcuni aspetti specifici da tenere in considerazione:

  • l’incidenza del superminimo sulle aliquote marginali IRPEF, in quanto potrebbe far scattare uno scaglione di tassazione superiore
  • il calcolo dei contributi previdenziali, i quali aumenteranno proporzionalmente, generando un maggior costo per l’azienda
  • l’impatto positivo sul trattamento pensionistico, grazie ai maggiori contributi versati

È giusto ricordare, infine, che qualsiasi modifica alla struttura retributiva deve essere concordata tra le parti e formalizzata, nel rispetto dei principi di irriducibilità della retribuzione previsti dall’ordinamento.

Non si può imporre una nuova voce retributiva, in quanto elemento essenziale di un contratto tra due parti. Può sembrare strano, ma anche un miglioramento economico deve essere frutto di accettazione.
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I vantaggi per lavoratori e aziende

L’utilizzo del superminimo offre benefici significativi sia per i lavoratori che per le aziende, configurandosi come uno strumento di flessibilità retributiva in grado di soddisfare molteplici esigenze.

Per il lavoratore, i principali vantaggi sono rappresentati da:

  • un incremento del reddito disponibile mensile
  • il riconoscimento tangibile del proprio valore professionale
  • la possibilità di essere retribuito oltre i minimi contrattuali
  • una maggiore stabilità economica

Dal punto di vista aziendale, invece, il superminimo rappresenta:

  • uno strumento per attrarre e trattenere talenti
  • un meccanismo per riconoscere e premiare il merito

Nella mia esperienza, ho osservato come le aziende utilizzino il superminimo come parte di una strategia retributiva più ampia, integrandolo con altri benefit e sistemi di incentivazione. Questo approccio virtuoso contribuisce a creare un ambiente di lavoro motivante e migliorare il clima aziendale nel suo complesso.

A tale proposito, è interessante notare come, in periodi di difficoltà nell’aumentare stabilmente le retribuzioni base, molte organizzazioni ricorrano al superminimo assorbibile come soluzione temporanea che consenta di riconoscere un maggior compenso immediato ai dipendenti, mantenendo, però, la possibilità di un graduale riassorbimento futuro.
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Connessioni e opportunità col welfare aziendale

Il superminimo si inserisce nel più ampio contesto del welfare aziendale, dove le imprese concedono beni e servizi ai dipendenti allo scopo di aumentare il benessere percepito e migliorare la qualità della vita.

Sebbene il superminimo (assorbibile o non assorbibile che sia) si configuri come un incentivo monetario diretto, la sua integrazione con altre misure di welfare può generare sinergie davvero molto interessanti.

Nella mia attività di consulenza, ad esempio, consiglio spesso alle aziende clienti di considerare un approccio misto, il quale preveda attività come:

  • l’utilizzo del superminimo per valorizzare competenze specifiche e performance individuali
  • l’implementazione di benefit non monetari per rispondere a esigenze di conciliazione vita-lavoro
  • la conversione parziale del superminimo in servizi welfare, quando conveniente

Questo approccio integrato presenta diversi vantaggi:

  • maggiore efficienza fiscale complessiva
  • risposta a esigenze diverse dei dipendenti
  • creazione di un pacchetto retributivo personalizzabile
  • rafforzamento del senso di appartenenza all’organizzazione

La flessibilità è la chiave in questo campo: ogni organizzazione deve trovare il giusto equilibrio tra componenti monetarie e non monetarie della retribuzione, in base al proprio contesto e le esigenze dei lavoratori.
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Hai altre domande? Chiedi a NOI!

Il superminimo rappresenta uno strumento retributivo di grande versatilità che, se ben utilizzato, può contribuire significativamente alla soddisfazione dei dipendenti e alla loro fidelizzazione all’azienda.

Come abbiamo visto, ne esistono due tipologie (assorbibile e non assorbibile), ognuna con caratteristiche e implicazioni specifiche che è importante conoscere, sia come lavoratore che come datore di lavoro.

Se se stai valutando la possibilità di proporre il superminimo ai tuoi dipendenti o desideri integrarlo in una strategia di welfare aziendale più ampia, prenota una consulenza gratuita: sarò felice di analizzare la tua situazione, aiutandoti a trovare la soluzione più adatta alle tue esigenze.

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