Un piano di welfare non vincola le parti per sempre. Sì, ti sto dicendo una cosa che non avevo ancora affrontato fino ad oggi.
Un regolamento welfare può essere modificato e, all’occorrenza, integrato.
Ogni regolamento ha la sua durata al termine della quale smette di produrre i suoi effetti liberando il datore di lavoro dagli impegni presi. Ma quando è ben fatto la scadenza rappresenterà sempre un momento di miglioramento, l’esperienza darà consapevolezza e permetterà la costruzione di un nuovo regolamento ancor più utile.
Le imprese che focalizzano l’attenzione sul benessere lavorativo stanno crescendo sempre di più, il mondo del lavoro sta cambiando ad una velocità impressionante e le persone sanno di poter scegliere dove lavorare. Monitorare il benessere in azienda è ormai necessario e voler migliorare l’ambiente di lavoro, inteso come clima aziendale, è prerogativa di imprenditori illuminati e lungimiranti. Tutto questo non può che andar di pari passo con il controllo costante di un buon piano welfare, da integrare o modificare in base alle sopravvenute esigenze.
Sì, ti sto dicendo una cosa che non avevo ancora affrontato fino ad oggi.
Un regolamento welfare può essere modificato e, all’occorrenza, integrato.
Pensare che sia un documento statico è da folli, significherebbe non aver compreso lo strumento. Un piano welfare è espressione della realtà aziendale che rappresenta e, come tale, ne accompagna i cambiamenti. Pertanto, intervenire sull’assetto di un regolamento welfare non solo è possibile, ma è anche auspicabile qualora venga meno la rappresentatività della realtà della quale è portavoce.
Bisogna però stare attenti a ciò che si fa, all’interno è obbligatorio specificare questo: “Resta ferma l’impossibilità da parte dell’azienda di apportare modifiche al presente piano che, a tutti gli effetti, costituisce obbligo negoziale tra le parti.”
E quindi, in che senso posso modificare un regolamento welfare?
Significa che potremo integrarlo, estenderlo o migliorarlo, senza mai intaccare quegli elementi di cui ne abbiamo tracciato la disciplina e che ci siamo impegnati a rispettare per la durata del regolamento stesso.
Dopo aver analizzato le esigenze dei lavoratori, variate nel corso di validità del piano, potremo correggere il tiro, migliorare la nostra offerta di benefits, includere tra i beneficiari lavoratori prima esclusi o, ancora, integrare il regolamento con nuovi obiettivi e con nuovi riconoscimenti. Potremo farlo con le medesime modalità messe in atto per realizzarlo.
Gli ecosistemi aziendali non sono entità statiche, è normale che possa nascere l’esigenza di mettere mano ad un accordo di welfare. Pensate alle start up, a quanto siano variabili le loro esigenze in relazione alla loro crescita, lo scenario presente al momento della realizzazione potrebbe essere opposto a quello di due o tre anni dopo. La mia esperienza mi dice che i freni alla predisposizione di un piano pluriennale sono principalmente due:
- La paura di impegnarsi economicamente nel tempo
- L’incertezza sul futuro imprenditoriale
Questi dubbi possono essere facilmente risolvibili in questo modo:
- Mettendo un vincolo di spettanza legato a performance aziendali, eventuali situazioni straordinarie (vedi la pandemia 2020), non impegneranno nessuno e non graveranno sull’impresa
- Garantendo un intervento correttivo durante la vigenza del piano di welfare, monitoriamo le esigenze e se cambiano saremo pronti ad intervenire
Avete ancora dubbi su quanto sia indispensabile trovare i giusti professionisti per la realizzazione di un buon piano welfare? Ogni tassello deve essere posizionato al posto giusto per creare qualcosa di armonico ed unico, un po’ come la realtà aziendale che andrà a rispecchiare.